Quello strano sentimento tra amicizia e amore

Qualche sera fa ho deciso di farmi del male. Ho guardato “One Day”, uno dei film più tristi di sempre. Per vent’anni i due protagonisti non fanno altro che rincorrersi, per poi trovarsi – finalmente – solo verso il finale. Un finale che ti asfalta. Sì, perché per 107 minuti tu investi tutte le tue energie e sentimenti facendo il tifo per loro. E alla fine ti si spezza il cuore.

Ma andiamo un attimo indietro, alle origini di questo documento sulla crudeltà del destino. Era il 2009 quando lo scrittore inglese David Nicholls scrisse il romanzo “One Day”, raccontando una lunga storia d’amore attraverso un preciso giorno ogni anno per vent’anni, il 15 luglio. In un’intervista Nicholls ha dichiarato: “Avevo quarant’anni, aspettavo il primo figlio, ero arrivato ad un punto importante della mia carriera. Questo libro è nato da un’esigenza di fare i conti con me stesso. E raccontare la mia idea di amore”.

La cosa che ho amato di più del film, che lo stesso Nicholls sceneggiò due anni dopo, è che i due protagonisti di “One Day” Dexter ed Emma, sono personaggi veri, belli. Come tutti noi hanno tanti pregi, e ancora più difetti. Hanno una profondità, uno spessore. Sono pieni di contraddizioni. Roba che a una come me, che è cresciuta a pane e cinema, fa impazzire. Ma la cosa che amo di più di questi due personaggi è che sono prima di tutto amici.

Prima di andare avanti (che poi arrivano gli spoiler) guardatevi il trailer, va. Così se l’avete già visto vi rinfrescate la memoria. In caso non aveste ancora avuto il masochismo piacere di guardare il film o leggere il libro: procedete a vostro rischio e pericolo.

Il giorno che si incontrarono, Dexter e Emma non potevano immaginare che si sarebbero inseguiti per vent’anni. Quel giorno era il 15 luglio 1988, quando lui si offrì di riaccompagnarla a casa. Maledetto quel giorno.

Sì, perché da quel 15 luglio è cominciato un contorto e infinito avanti e indietro tra i due estremi di quello strano sentimento che ha a un estremo l’amicizia e all’altro l’amore. E il problema è che ad allontanare e riunire i protagonisti non è il sentimento, ma molto altro. Tutto il resto. La distanza (fisica), lo stile di vita, la scelta delle priorità, e inevitabilmente gli altri. I terzi, quarti, quinti incomodi.

Ho poi scoperto, leggendo varie recensioni e analisi del film, che il 15 luglio nel mondo anglosassone ricorre San Swithin. Bene – direte voi: e quindi? Secondo la tradizione popolare, le condizioni del tempo di quella particolare data si protrarranno per i 40 giorni successivi. Eccallà. Nicholls, vecchio volpone. Altro che 40 giorni, qui ci tieni col fiato sospeso per 20 anni!

Digressioni a parte, se il film è riuscito a suscitare tante emozione negli spettatori (non solo la sottoscritta, sia chiaro: mi sono informata) è senz’altro merito degli interpreti. Ci vuole tanto talento e una buona dose di masochismo (che chi fa cinema, per vostra informazione, ha di default, ci nasce proprio).

Pensateci. Questo è un film, come scrivevo all’inizio di questo post che nel frattempo è diventato un saggio) sulla crudeltà del destino. Sul reale andirivieni delle persone e dei loro sentimenti. Su quanto questo andirivieni e queste persone abbiano inevitabili conseguenze alla butterfly effect non solo sulla nostra vita, ma anche su tutto ciò che ci gira intorno.

E naturalmente è anche un film sul grande mistero dell’anima gemella. Che a mio avviso non è necessariamente la persona con cui passeremo il resto dei nostri giorni, colui o colei con cui finiremo per condividere la nostra vita. L’anima gemella è un’altra cosa. E io l’ho sempre pensato. L’anima gemella è quella persona senza la quale si sta male, la persona di cui proprio non si può fare a meno.

Dexter ed Emma sono anime gemelle, e finiranno anche per condividere un brevissimo periodo (finalmente!) da coppia vera, innamorata, che le ha passate davvero tutte ma che accipicchia ce l’ha fatta davvero. E voi siete lì, siete stati testimoni di tutto, siete coinvolti al 300%, siete lì con loro, veramente. Iniziate anche a credere che l’amore esista davvero. Poi niente, alla fine vi sentite come se vi avesse investito un camion.

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