Chinatown Feel

Ho un’ammirazione particolare per Dan Gilroy. È tra gli sceneggiatori di uno dei miei film preferiti in assoluto, The Fall. Ma non è di questo che vi scriverò oggi. Voglio raccontarvi la storia che si nasconde (almeno per i più) dietro un film che ho potuto gustare di recente – con estremo ritardo, in realtà. Si tratta di Nightcrawler con Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed (The Night Of, The OA). Filmone del 2014 che vi consiglio caldamente.

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È il 1988 quando il filmmaker Dan Gilroy si imbatte nella raccolta fotografica di Weegee “Naked City”. Weegee, pseudonimo di Arthur Fellig, fu un fotoreporter nella New York degli anni 30 e 40, e divenne famoso per aver immortalato la cronaca più nera della città in quegli anni (assassini, incidenti, incendi, e così via).

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Le fotografie di Weegee venivano costantemente pubblicate sulle pagine delle maggiori testate newyorkesi tra cui l’Herald Tribune, il Daily News, il Post. Era il fotografo più conosciuto dai reporter di nera e dalla polizia già dalla metà degli anni ’30.

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Frequentava talmente tanto la stazione di polizia di Spring Street, infatti, che gli diedero un ufficio personale dove poter lavorare. Fu inoltre il primo cittadino della grande mela a ottenere il permesso di installare sulla sua autovettura (dove era allestita anche una camera oscura by the way) uno scanner per captare le frequenze radio della polizia. A volte arrivava sul luogo del crimine anche prima delle autorità. Immortalava gli scoop in tempi record.

Facile oggi, con Twitter…

Quando, nel 1988, il lavoro di Weegee divenne noto a Dan Gilroy, ne rimase stupefatto:

I thought, What an amazing intersection of art and crime and commerce! But I couldn’t figure out how to plug into it. I wrote a treatment with a ‘Chinatown’ feel, only instead of being about water it was about a landfill.

E mentre il regista pensava a come poter raccontare una storia che riprendesse lo stile narrativo di Weegee, qualcuno si ispirò alla vita del fotografo per realizzarne una pellicola. Quel qualcuno era Howard Franklin, che qualche anno prima girò Il Nome della Rosa. Non proprio l’ultimo arrivato, dunque.

Gilroy decise allora di accantonare il progetto. Era il 1992.

Molti anni dopo, trasferitosi in California, il regista scoprì il mondo dei freelance notturni – che lui definisce “stringers-slash-nightcrawlers” – professionisti che sfrecciano per le strade di Los Angeles ogni notte rincorrendo le frequenze radio della polizia. Dei moderni Weegee, insomma.

I decided to set the film in that world and make it a character study.

E così quel mondo prese vita tra le pagine della sceneggiatura di Nightcrawler, che ha come protagonista un vero e proprio antieroe interpretato da un superbo Jake Gyllenhaal. Un sociopatico abilissimo ad adattarsi al tutte le situazioni, per la cui interpretazione Gyllenhaal perse quasi 13kg.

He was literally starving on camera, desperate to consume.

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Gilroy non diede una backstory a Lou, questo il nome del protagonista. Semplicemente si basò sulla storia di Weegee, il primo a inventarsi la professione di “nightcrawler”, il primo – appunto – a sintonizzarsi sulle frequenze radio della polizia per precipitarsi sulle scene del crimine ancor prima delle autorità. E a vendere le immagini al miglior offerente. 

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L’estetica di Weegee era caratterizzata dagli obiettivi e dal flash, per creare quello che lui definì “Rembrandt lighting”, illuminazione alla Rembrandt. I soggetti rimanevano isolati dallo sfondo, come fossero attori su un palcoscenico.

Poi c’è Lou, che la scena la crea.

Lou ritocca le scene del crimine per rendere le sue immagini più drammatiche. Tocca, sposta, maneggia. Più cruenta la situazione, maggiore il valore del prodotto.

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Il regista e Gyllenhaal, ancora in fase di pre-produzione, girarono L.A. con un nightcrawler di nome Howard Raishbrook. Videro un terribile incidente in cui tre giovani ragazze furono scaraventate sulla strada. Gridavano di dolore e i due non riuscirono a guardare.

Ma Howard, come racconta il regista, in maniera professionale cercò e trovò un’angolazione da dietro il camion dei vigili del fuoco dall’estetica perfetta – finché un altro freelancer gli passò accanto decretando che, in realtà, l’inquadratura migliore era da sopra il cavalcavia.

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